Un’incantevole estate in Montana di Bertha M. Bower – Blog Tour
Carissimi Book Lovers, oggi ultima tappa del blog tour del romanzo di
Prima Tappa: L'autrice - Estratto
M. Bower, che in realtà è una donna, scrive romanzi Western da così tanto tempo da aver raggiunto un grado di competenza che esige autentico rispetto. [...][I]l fascino di un romanzo del genere non sta nell’originalità, ma piuttosto nella tenacia con cui rimane fedele alla tradizione. Mrs. Bower ha il dono di saper scrivere in modo spedito ed elegante. I suoi dialoghi sono fluidi, i suoi episodi frizzanti [...].
New York Tribune, 30 gennaio 1921
Donna scrive storie realistiche su pascoli e mandriani. Il fatto che
M. Bower è una donna sarà una sorpresa per i lettori di quelle storie Western e mascoline che includono Lonesome Land, Good Indian e The Uphill Climb.
The Sun, 30 agosto 1913
Nata in Minnesota il 15 novembre 1871, nel 1889 Bertha si trasferisce con la famiglia in Montana. Il padre di Bertha, Washington Muzzy, è originario della contea di Oswego, nello Stato di New York. Come moltissimi altri cittadini americani nel corso di quei decenni, decide di emigrare verso ovest. Si stabilisce prima in Minnesota, e poi dalle parti di Great Falls, Montana.
Grazie a un breve scritto della nipote, Kate Baird Anderson, figlia di Dele, nata dal secondo matrimonio di Bertha, abbiamo un interessante profilo biografico di B. M. Bower. Anche solo riepilogandone alcuni punti si ha l’idea di una vita intensa e sempre in movimento.
Nel periodo in cui la famiglia Muzzy si insedia nell’area di Great Falls, con la crescita demografica della regione vengono man mano istituite nuove scuole. Bertha approfitta dell’opportunità e si allontana temporaneamente dalla famiglia per andare a insegnare nella valle del Trout Creek. L’esperienza come insegnante non dura molto. Alla chiusura dell’anno scolastico Bertha torna a Great Falls, e il 20 dicembre 1890 sposa Clayton Joseph Bower.
Dopo alcuni anni il matrimonio con Clayton si incrina, tanto che la ricerca dell’indipendenza economica dal marito sembra essere il motivo principale per cui Bertha comincia a scrivere. La coppia, che divorzierà nel 1905, avrà comunque tre figli: Bertha Grace, Harold Clayton, e Roy Noel, nati rispettivamente nel 1891, 1893 e 1896.
Tra il 1898 e il 1899 la famiglia si trasferisce a Big Sandy, nella contea di Chouteau, un’area selvaggia, ricca di ranch e zone a pascolo, ma di contro priva delle comodità di Great Falls.
Gli anni trascorsi a Big Sandy si rivelano molto difficili, ma anche molto intensi, per Bertha, che in questo periodo trova l’ispirazione per alcuni dei suoi romanzi più famosi e si dedica con sempre maggiore impegno all’attività creativa.
È a Big Sandy che prende vita Chip of the Flying U, ed è sempre a Big Sandy che Bertha conosce il secondo marito, Bill Sinclair, anch’egli scrittore, che sposerà già nel 1905, e il terzo, Robert Ellsworth “Bud” Cowan, un cowboy di grande fama e personalità con cui convolerà a nozze nel 1920.
Nel 1907, poco dopo la nascita di Dele, insieme a Bill e al più piccolo dei figli nati dal matrimonio con Clayton, Roy, Bertha lascia il Montana per sempre. Nonostante il fallimento del primo matrimonio, e quasi sicuramente dietro suggerimento dei suoi editori, continuerà a firmare i propri romanzi con il nome di B. M. Bower, senza render noto il proprio nome di battesimo. “I suoi primi editori si opposero a che venisse rivelata la verità, per paura che la cosa potesse compromettere il mercato in crescita dei suoi libri. Non le piacque mai il sotterfugio”, ci fa sapere Kate Baird Anderson.
Un’incantevole estate in Montana è scritto e pubblicato all’incirca in questo periodo e le descrizioni riflettono in gran parte la natura dell’area intorno a Big Sandy.
D’ora in avanti Bertha risiederà lungo la costa del Pacifico, perlopiù nelle zone di Hollywood e Los Angeles. Lavorerà come consulente per l’industria cinematografica – in questi anni assiduamente dedita alla realizzazione di film Western – e, insieme al terzo marito, renderà di nuovo operative alcune vecchie miniere d’argento in Nevada.
Quando nel 1911 firma un contratto con la prestigiosa casa editrice Little, Brown & Co. vive uno dei momenti di maggiore successo della carriera di scrittrice.
Nel 1936 si verifica un evento tragico per Bertha e la sua famiglia. Nell’area di Depoe Bay, Oregon, dove Bertha e Bud avevano deciso di ritirarsi, nel tentativo di salvare alcuni pescatori colti da una tempesta il figlio Roy annega. Per commemorare l’eroico gesto di Roy Bower – e dell’amico John Chambers, che come lui perse la vita in quell’episodio – nel 1945 venne istituita la Fleet of Flowers, una cerimonia che ancora oggi si svolge annualmente a Depoe Bay.
Il 3 febbraio 2018 Bertha M. Bower è entrata a far parte della Montana Cowboy Hall of Fame. Al di là dei dati concreti, per descrivere la personalità di B. M. Bower sembrano perfette alcune affettuose parole che le ha dedicato la nipote, dalle quali traspare il carattere deciso della nostra autrice, il suo spirito di intraprendenza, una vera e propria passione nei confronti di novità e progresso, ma soprattutto un’attitudine a circondarsi di cose belle. E la naturale disposizione a elargire, anche alle pagine dei suoi romanzi, un tocco di eleganza.
[Bertha] arrivò in Montana giusto in tempo per assistere in prima persona a quella repentina e drammatica trasformazione per cui si passò dai pascoli selvaggi e a disposizione di tutti degli anni Ottanta del 19° secolo a campi coltivati, fattorie e ranch recintati con il filo spinato del 20°. Comprese e descrisse dall’interno entrambi gli stili di vita e i punti di vista.
[...] Tutti noi familiari stretti chiamavamo la mia nonna generosa e dalla voce dolce “Bower”, come da sua richiesta. Abitammo con Bower per diversi anni, prima che lei morisse, a Los Angeles il 23 luglio 1940. Non era certo una nonna ordinaria. Prima che i soldi finissero mi mandò a una scuola privata esclusiva. Mi pagava le lezioni di piano e anziché giocattoli mi regalava libri. Alla sua tavola generosamente imbandita gustavamo piatti particolari, come il suo soufflé di cheddar, una black bottom pie fatta arrivare fresca fresca dal ristorante Brown Derby di Hollywood, foglie di carciofo immerse nel burro fuso, o litchi e zenzero candito presi da un ambulante, un vecchio signore cinese che passava di tanto in tanto sotto casa nostra.
Bower mi ha fatto apprezzare i film nelle grandi sale cinematografiche di Los Angeles, spettacolo dal vivo incluso. Le piacevano le belle auto, e ci portava lungo le strade panoramiche della costa. E tutte le mattine, quando uscivo per andare a scuola, sentivo il tap tap tap di Bower che alla macchina da scrivere lavorava alla sua ultima storia.
Seconda Tappa: L'ambientazione - il Montana
Il Montana entra a far parte dell’Unione (come 41° Stato) l’8 novembre 1889, proprio l’anno in cui la famiglia dell’autrice (Bertha M. Bower) vi si stabilisce.
Per tutto il 19° secolo la determinazione dei confini degli stati che man mano si formano è frutto di decisioni e delibere dall’iter estremamente complesso e delicato, e le battaglie politiche che li riguardano sono tra i fattori che portano nel 1861 allo scontro tra Nord e Sud. Nel caso del Montana – che acquisisce lo status di Territorio nel 1864, dunque circa un anno prima della fine della Guerra Civile – tali decisioni risentono soprattutto della conformazione geografica dell’area, e in particolare della presenza delle Montagne Rocciose, la catena che costituisce, insieme ad altre minori, il grande spartiacque del Continental Divide. Il confine occidentale del Montana fu infatti “creato quando l’originario Territorio dell’Idaho divenne impossibile da governare. Le Montagne Rocciose in questa zona sono così imponenti che a quei tempi d’inverno era praticamente impossibile spostarsi dal lato orientale a quello occidentale del Territorio e viceversa. [...] Un anno dopo aver creato il Territorio dell’Idaho, il Congress lo divise in due, Idaho e Montana” (Mark Stein, How the States Got Their Shapes, Harper Collins, 2009).
Sul suolo del Montana, a nordovest, dove le cime delle “Rockies” sono più maestose, e in condivisione con il Canada, si trova il Glacier National Park. Parte dei confini meridionali sono invece come orlati dalle aree più estreme del parco di Yellowstone.
Fatta eccezione, e con le dovute approssimazioni, per l’area a occidente delle Montagne Rocciose che apparteneva all’Oregon Country, la regione che sarebbe divenuta il Montana era entrata a far parte dei possedimenti federali con il Louisiana Purchase, il trattato con cui nel 1803 Thomas Jefferson si era assicurato gran parte dei territori a ovest del Mississippi.
Per il Montana, come del resto per tutto il paese, si tratta di anni caratterizzati da un vero e proprio boom industriale, durante i quali le risorse minerarie si vanno ad aggiungere a quelle legate ad allevamento e agricoltura. Nonostante il nome richiami esclusivamente le sue vette, il Montana è infatti ricco di praterie, zone a pascolo e terreni agricoli, aree che per tutto il 19° secolo avevano attirato nuovi settler e dato vita a nuovi insediamenti. L’arrivo della ferrovia, con la Northern Pacific Railway, aveva dato ulteriore impulso alla crescita demografica della zona, al commercio e alle comunicazioni. Gruppi di cacciatori avevano intrattenuto con le popolazioni native proficui e perlopiù pacifici rapporti economici legati soprattutto al commercio di pellicce, ma con l’arrivo di un numero sempre maggiore di nuovi residenti (in particolare a partire dal 1849, l’anno della corsa all’oro in California) i territori del
West vedono anche l’inasprimento degli scontri con gli indiani. Proprio nel Territorio del Montana, nel 1877 il generale Custer viene nettamente e fatalmente sconfitto da un’alleanza di popolazioni native nella famosa battaglia di Little Bighorn.
Insieme a fabbriche e miniere, tra fine Ottocento e inizio Novecento negli ampi spazi del Montana continuano a trovar posto pascoli e ranch, ma con il passare degli anni le grandi praterie su cui far pascolare il bestiame saranno sempre meno “a disposizione di tutti”. Con l’arrivo di nuovi capitali le terre verranno sempre più utilizzate in modo esclusivo e recintate, una pratica particolarmente invisa ai cowboy.
Economie e stili di vita del Vecchio West risentono sempre più del progresso e dell’introduzione di nuove tecnologie, ma saranno soprattutto i “protagonisti di ieri” a essere immortalati da scrittori, poeti e artisti.
Nel campo delle arti figurative, Charles Marion Russell è colui che forse più di tutti ha saputo cogliere l’anima del West e a celebrarne il lato più malinconico. Russell, che trascorre la maggior parte della vita dalle parti di Great Falls, è insieme alla sua famiglia una delle frequentazioni abituali di B. M. Bower. Sarà anche l’illustratore di Chip of The Flying U, il romanzo che renderà Bertha famosa.
A conferma di un cambiamento in grado di influenzare l’intero tessuto sociale, sarà proprio il Montana a eleggere la prima donna al Congress. “Nel 1916, minatori, cowboy e casalinghe del Montana elessero una donna, Jeannette Rankin, come rappresentante al Congress degli Stati Uniti. Questo gesto senza precedenti sbalordì il paese, considerato che in molti stati le donne non potevano nemmeno votare”, fa giustamente notare Norma Smith nella sua biografia di Jeannette Rankin (Norma Smith, Jeannette Rankin, America’s Conscience, Montana Historical Society, 2002).
Quasi a simboleggiare due diversi momenti di questo affascinante territorio – il progresso che avanza e l’aspetto idealizzato e romantico che si appresta a scomparire
– nella National Statuary Hall Collection di Capitol Hill le due statue che rappresentano il Montana sono quelle di Jeannette Rankin e di Charles M. Russell.
Una vivida descrizione del paesaggio tratta dal romanzo:
[Beatrice] si trovava in un punto da cui riusciva a vedere il fiume Missouri, un’ampia striscia blu circondata dal verde che si snodava per miglia attraverso le colline. La sponda più lontana si elevava dritta per duecento piedi. Era costituita da rocce dai colori brillanti, che il tempo e il logorio dovuto all’avvicendarsi dei fenomeni atmosferici avevano cesellato creando torri e guglie dalle forme fantasiose. Sopra e oltre la sponda, dove iniziava il verde, centinaia di puntini in movimento rivelavano dove le mandrie stavano placidamente pascolando. Lontano, verso sud, foschi cumuli di blu e di violetto dormivano ai raggi del sole: Dick le aveva detto che quelle erano le Highwood
Mountains. E verso ovest una linea frastagliata di bianco-azzurro luccicava e stava in punta di piedi a toccare le nuvole... le toccava e le spingeva via con superbia: quelle erano le Montagne Rocciose. Dietro di lei c’erano le Bear Paw Mountains. Erano più vicine, così vicine da perdere il fascino delle misteriose ombre blu e diventare semplicemente una distesa di enormi colline ricoperte di pini, punteggiate qua e là di ranch in posti riparati, e con quadrati di fresca e verde vegetazione che annunciavano le colture dei campi.
Dieci giorni, e l’ambiente urbano dell’est si era affievolito ed era divenuto fosco e vago come le Highwoods. Dieci giorni, e l’incantesimo del West le era entrato nel sangue e la teneva prigioniera.
Terza Tappa: I Personaggi
Quando va a trascorrere l’estate presso il ranch del fratello in Montana, Miss Beatrice Lansell è finalmente libera di scorrazzare a cavallo per le praterie, lontana dalla routine e dalle convenzioni che la vita sociale di New York esige da una ragazza del suo ceto sociale. Una storia romantica, ma non solo “damigelle e cowboy”. Un fratello imprenditore, Dick, e Keith Cameron, il suo amico cowboy, Sir Redmond, uno spasimante inglese con tanto di titolo e reduce della guerra contro i boeri, un nipotino capriccioso, una madre arrivista... Ognuno a proprio modo finirà per complicare la vita della bella Beatrice, che per capire e assecondare i propri sogni dovrà faticare un bel po’.
I personaggi di Un’incantevole estate in Montana sono caratterizzati in modo sapiente. B. M. Bower non cede allo stereotipo, ma anzi conferisce a ognuno di loro una personalità ricca e vera. Anche le descrizioni del loro aspetto fisico sono minuziose e articolate.
Beatrice, in cima a un ripido, erboso pendio, era immersa nel convenzionale passatempo di contemplare il panorama. Era proprio un bel panorama, ma non meritava di essere contemplato più di quanto non lo meritasse la stessa Beatrice, con la sua fresca blusa bianca e la gonna marrone, i capelli castani che si gonfiavano soffici nella brezza – che nel corso della giornata sarebbe diventata vento degno di tale nome – e con le guance rosa per via della scarpinata fino in cima.
Beatrice era alta, e snella, aveva forme morbide, ed era seducente, con le sue curve stuzzicanti, appositamente realizzate per tormentare un uomo. Aveva i capelli castani e soffici, che ondulati salivano dalla nuca priva di quei corti riccioli di crescita rada e fine che a così tante donne deturpano il capo. E il netto contrasto tra il castano brillante e il bianco avorio era semplicemente irresistibile. Se il suo viso fosse stato meno attraente, Keith si sarebbe accontentato di scrutare a lungo quella deliziosa attaccatura dei capelli. Dal momento che attraente lo era, gli occhi di Keith vagarono fino alle sopracciglia di lei, anch’esse ben delineate, come se una matita nella mano di un artista perspicace ne avesse prima tracciato il contorno. E c’erano poi le ciglia, lunghe e scure, con le estremità curvate all’insù, le guance, con il colore che andava e veniva, e la bocca, con quel labbro superiore ben piegato nel mezzo – così piegato che ancora un po’ e avrebbe costituito un difetto – e con una strana fossetta nell’angolo. Fortunatamente la fossetta era sul lato rivolto a Keith, che per una volta la poteva osservare bene. Perché la fossetta c’era sempre, anche se quando lei parlava o rideva diventava più profonda e maliziosa
Beatrice guardò. Dalla collina giunse un uomo a cavallo che galoppando giù per il lungo pendio andò verso di loro. Teneva i gomiti sollevati, contrariamente ai precetti delle scuole di equitazione, e le sue lunghe gambe erano racchiuse in qualcosa di marrone e sfrangiato su entrambi i lati. Portava un cappello grigio spigliatamente inclinato, sollevato dietro e abbassato sul davanti, e un fazzoletto annodato largo intorno alla gola. Anche a quella distanza la colpì, era diverso da chiunque avesse visto prima.
Mentre il cowboy stava dunque aiutando Dick a riparare il bilancino con un pezzo di corda, Beatrice lo studiò curiosa. Era alto, persino più alto di Sir Redmond, e più snello. Sir Redmond aveva l’aspetto solido e deciso del soldato che aveva sopportato la fatica di lunghe marce e combattimenti disperati. Mr. Cameron l’agile, inconsapevole grazia e i riflessi dell’uomo il cui lavoro richiede prontezza di movimenti e ancor più di occhio e cervello. Aveva il viso abbronzato, di un bronzo chiaro che mostrava la sfumatura sanguigna di sotto. Beatrice diede poi una rapida occhiata a Sir Redmond, la cui carnagione si era fatta più chiara per via dell’anno di lontananza dalla vita militare.
Ma è soprattutto attraverso dialoghi vividi, fluidi e credibili che li scopriamo, pagina dopo pagina.