L’Ultimo Paleologo di Emanuele Rizzardi – SEGNALAZIONE
Carissimi Book Lovers, vi segnalo il romanzo di Emanuele Rizzardi "L'ultimo paleologo" edito dalla casa editrice PubMe - Vediamo di cosa si tratta.
- Titolo: L'ultimo paleologo
- Autore: Emanuele Rizzardi
- Data di Pubblicazione: 24 Luglio 2018
- Genere: Narrativa Contemporanea
- Casa Editrice: PubMe
- Prezzo: eBook € 2,99 - Cartaceo € 17,00
- Pagine: 424
1453, Ancona. Quattro galee italiche prendono il mare per soccorrere Costantinopoli, assediata dal geniale e terribile sultano Maometto II. Chi le comanda è Alessio, bastardo della casata dei Paleologi, di ritorno a casa dopo un lungo esilio a causa di un turpe delitto. Dopo aver umiliato le navi dell'ammiraglio turco Baltoglu, Alessio sperimenta la durezza dell'assedio e gli attriti fra occidentali e bizantini in una città agonizzante e prossima alla capitolazione. Nella disperata ricerca di alleati, il basileus Costantino XI lo invierà nel Caucaso, presso il regno di Georgia, per portare a compimento una promessa matrimoniale rimandata troppo a lungo. Inseguito da vecchi nemici in cerca di vendetta, giungerà alla corte del duca di Kutaisi dove prenderà parte alla lunga e intricata guerra civile per conquistare il trono di "Re dei Re", signore di tutta la Georgia.
Assalto del 12 maggio a Costantinopoli
I giorni passarono e i Turchi non si decisero a compiere un nuovo attacco né a cercare di forare ulteriormente le mura.
Restarono rintanati come ratti nel campo a leccarsi le ferite e meditare vendetta.
La sera del dodici maggio, quando la notte era già fonda, divenne chiaro quale fosse l’intento di Maometto dopo un’attesa così lunga.
Ci aveva messo molto tempo per studiare le fortificazioni nemiche ed individuare i punti più vulnerabili, ora era pronto a colpire con durezza, sicuro di ottenere la vittoria.
Con i primi assalti aveva sperato di disperdere i difensori obbligandoli a combattere su tutta la linea delle mura, contando sulla loro inferiorità numerica ma aveva fallito, sottovalutandone la resistenza.
Questa volta la strategia usata sarebbe stata sostanzialmente opposta.
Individuò nel tratto occidentale delle Blacherne il punto migliore per scagliarvi tutto il fuoco dell’artiglieria e poi un assalto concentrato delle truppe di terra. Una volta fatta una breccia la città sarebbe caduta.
Il basileus se ne accorse e dedicò tutte le sue energie a rendere quella posizione invalicabile.
La sua fortezza doveva essere difesa fino all’ultimo respiro; su quel piccolo tratto fortificato si sarebbe deciso il destino dell’impero.
Il vantaggio principale che aveva era di riuscire a tenere i nemici in un punto relativamente ristretto, in questo modo sarebbe stato più facile resistente e portare le munizioni, senza dover badare a miglia e miglia di mura.
Raccolse tutte le truppe che riuscì a portare, fece lavorare i civili anche la notte per riparare alla meno peggio i tratti più danneggiati e fece caricare tutto ciò di infiammabile che era rimasto in città, usando perfino l’olio delle lanterne.
La visione delle armate turche era sempre uno spettacolo terribile che gli devastava il cuore ma sapeva bene di non poter esitare. Sarebbe bastato un tentennamento, un momento di debolezza o di paura e le difese avrebbero ceduto di schianto.
Lui era il talismano dei difensori, l’icona sacra dietro alla quale i soldati cercavano ispirazione e coraggio, non poteva essere umano, non durante la battaglia.
Rivestito della porpora imperiale, brandendo la scimitarra, doveva fare coraggio agli uomini esponendosi direttamente al fuoco nemico, rischiando la vita. Se fosse stato nascosto, nessuno avrebbe avuto il cuore di combattere.