
La prigioniera d’oro di Raven Kennedy – RECENSIONE

Carissimi Book Lovers, oggi vi parlo del primo volume della serie Re Mida e la gabbia dorata di Raven Kennedy, intitolato "La prigioniera d'oro", in collaborazione con la casa editrice Armenia.
Scheda Tecnica
TITOLO: La prigioniera d'oro
AUTORE: Raven Kennedy
GENERE: Fantasy Romance
SERIE: Re Mida e la gabbia dorata #1
PAGINE: 300
DATA DI PUBBLICAZIONE: 30 Marzo 2022
CASA EDITRICE: Armenia
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Trama
Auren è la favorita di re Mida, l'uomo dal tocco d'oro, che la tiene in una gabbia dorata, simbolo del suo potere. Questa «gabbia» copre l'intero piano superiore del castello, con gabbie integrate in ogni stanza e passerelle sbarrate collegate tra loro, in modo che Auren possa girare liberamente per il castello. La prigioniera si sente protetta e al sicuro nella sua gabbia. Ma da cosa? Ha avuto una vita molto dura, ha vissuto per strada fino a quando Mida non l'ha salvata. Auren lo conosce da prima che diventasse re, il che spiega molto sul loro rapporto. Ma la sua vita, le sue sicurezze, stanno per cambiare brutalmente...
Eccomi a parlarvi di una rivisitazione oscura e affascinante del mito di Re Mida. Questo romanzo ci trasporta nel regno di Orea, dove la protagonista, Auren, vive come favorita del re, rinchiusa in una gabbia dorata che simboleggia sia il potere di Mida che la sua prigionia.
Auren è una protagonista complessa, che incarna sia fragilità che forza interiore. La sua ironia e il suo spirito combattivo emergono nel corso della narrazione, rendendola un personaggio con cui è facile empatizzare. Vive confinata in una gabbia che copre l'intero piano superiore del castello, con passerelle sbarrate e stanze integrate, permettendole di muoversi liberamente all'interno dei limiti imposti.
Re Mida, d'altro canto, è rappresentato come un sovrano potente ma ossessionato dal controllo, la cui relazione con Auren è intrisa di possessività e ambiguità morale.
Uno degli aspetti più inquietanti del rapporto tra Auren e Mida è la manipolazione psicologica che il re esercita su di lei. Lui si presenta come il suo salvatore, l’unico uomo che può darle sicurezza e stabilità. Ma nel farlo, le nega la libertà di scelta, le impone un’esistenza confinata, dove ogni sua decisione è filtrata attraverso il volere del re.
Auren si convince che il suo posto è accanto a Mida, che tutto quello che ha vissuto prima di lui era peggio e che, quindi, deve essergli grata. Questo tipo di dipendenza emotiva è un meccanismo che si ritrova spesso nelle relazioni tossiche e abusanti: la vittima si sente in debito con il proprio carnefice, lo giustifica, arriva persino a pensare di non meritare di meglio.
Il romanzo esplora tematiche profonde come la manipolazione, la sottomissione e l'oppressione, mascherate sotto la facciata dell'amore.
Lo stile di scrittura di Raven Kennedy è diretto e crudo, senza giri di parole. La sua capacità di descrivere scene intense cattura il lettore sin dalle prime pagine, inoltre costruisce un legame che sembra dorato all’esterno, ma che nasconde crepe profonde, mettendo in discussione il concetto stesso di amore e protezione.
Auren e Mida non sono una coppia destinata a un lieto fine romantico. Lui è il simbolo della sua prigionia, e solo quando Auren riuscirà a spezzare le catene che la legano a lui – non solo fisicamente, ma anche emotivamente – potrà davvero scoprire chi è e cosa significa essere libera.