Intervista a Gennaro Guaccio
Carissimi Book Lovers, oggi il blog ha intervistato l'autore Gennaro Maria Guaccio, tra le sue opere troviamo "Il gelso rosso".
INTERVISTA PER LIBERILEGGENDO
Ciao Gennaro, benvenuto
- Il tuo romanzo è una storia vera. Come hai avuto il diario che ti ha ispirato a scrivere?
Il mio romanzo non è una storia vera, sebbene verosimile. Quello del diario è un espediente letterario, comune a tanti altri, che mi ha permesso di rendere i fatti più simili al vero e anche di mettere in evidenza, a priori, la presenza religiosa come sfondo e, in qualche modo, come motivo di fondo del romanzo.
- Parlaci un po' del libro. Perché dovremmo acquistarlo?
Trovo che, trattandosi dichiaratamente di un romanzo di formazione che ha come protagonista una ragazza che viene dalla campagna in un paesino del Sud, può servire da esempio, se non da sprone, di quanto possa ottenere la buona volontà accompagnata all’intelligenza e a qualche circostanza favorevole. Ma trovo anche importante il messaggio che il radicamento alla propria terra di origine può e deve essere memento per la condivisione sociale delle risorse individuali.
- Da quanto tempo ti dedichi alla lettura e cosa ti ha spinto a scrivere?
Mi sono provato a scrivere il mio primo romanzo ai tempi del Liceo: durante certe ore un poco morte, lo dettavo a un mio compagno di banco. Ebbene, lo rammento ora, l’invenzione di quei tempi è poi ricomparsa nel mio romanzo La Vigna. D’altro canto, quell’invenzione fu legata a un fatto di cronaca reale. Successivamente, intorno all’83, partecipai a un concorso indetto dalla rivista L’Espresso che mi fece vincere l’abbonamento per un anno alla stessa. Forse cominciai allora.
- Parlaci dei protagonisti. Quanto li hai sentiti dentro per riuscire a trasmettere le loro emozioni?
Mia abitudine è identificare i miei personaggi con persone che mi sono familiari: amici, conoscenti, parenti. Li prendo in prestito nel mio inventario generale, come se fossero attori ai quali faccio recitare una parte. O anche: come si comporterebbe questa tale persona se si trovasse in questa o in quella circostanza? Naturalmente qua e là devo forzare un poco la mano al mio attore e qui subentra la mia immedesimazione nella situazione quo, il mio coinvolgimento nel tema, onde in ogni personaggio, maschile o femminile, c’è una parte di me.
- Quali sono state le scene più difficili da scrivere? Perché?
Quelle di Rosa che fa comizi nella sede del PCI; quelle di Rosa sulle barricate a Parigi nel ’68 con Daniel Chon Bendit; quelle di Rosa in Ospedale tra i malati di AIDS. Non avendo mai vissuto esperienze dirette di questo tipo mi son dovuto documentare e rapportarle e rassomigliarle a situazioni simili.
- Descrivi con due termini l’amore tra Rosa e Antonio.
Te ne do tre: passione, affetto e dedizione.
- Hai fatto delle ricerche in merito al periodo storico nel quale è ambientato il romanzo?
I tempi sul finire della guerra e del dopoguerra mi sono stati raccontati dalla nonna materna e dai miei genitori; sebbene, poi, possa dire che nel ’68 c’ero anch’io, che ogni poco per la via di Mezzocannone, dov’è la sede dell’Università, si correva per l’arrivo della polizia,certamente non sono stato nel corrispondente periodo a Parigi. E qui è stato necessario documentarmi.
- Cosa ti ha spinto a scegliere quel titolo?
Pollenatrocchia, il paese in provincia di Napoli dove è inizialmente ambientata la narrazione, l’ho conosciuto in piccola età: ci si andava a passare le vacanze estive. E lì rammento il grande albero del gelso sul quale si arrampicava con una stretta scaletta un uomo e ne discendeva con un paniere colmo di frutti sorosi e le mai rosse come di sangue. Quell’albero, giusto anche l’omonimo dipinto di Van Gogh, rappresenta il radicamento della vita in quella terra dove è nata Rosa e dove Rosa tornerà dopo una serie di peripezie altrove.
- Parlaci un po' di te
Napoletano, provengo da una tripla formazione: mia nonna materna,studi scientifici e studi umanistico-religiosi. Sono stato docente nelle scuole secondarie di II grado e nei Corsi interuniversitari della Federico II; dal 2019 gestisco il Laboratorio di Scrittura Creativa presso l’Unitre di Napoli; presiedo l’associazione I Ponti dell’arte che si fa carico di organizzare vari eventi culturali, quali reading poetici, presentazione di Libri, relazioni su temi Socio-culturali e intorno a Scienza e Fede.
10. Che programmi hai per il futuro?
-Due saggi: uno sul problema creazione/evoluzione intorno al primo e secondo libro del Genesi. L’altro sul rapporto Scienza/Fede.
-Un nuovo romanzo: ancora una vicenda che vede protagonista una donna, Agnese. Un mondo non del tutto diverso da quello di Rosa del Gelso Rosso: ancora una volta un ambiente agricolo di partenza, ma uno squarcio ampio verso una vita che vuole consacrarsi agli altri passando per l’esperienza del convento. Se Ròsa persegue questo scopo sotto la spinta di una coscienza ossessionante dentro e determinata dalle circostanze fuori, Agnese troverà alla fine la sua strada attraverso la maternità e il matrimonio, in quest’ordine.