Resistenze di Simone Pompetti – RECENSIONE
Carissimi Book Lovers, oggi vi parlo della raccolta di racconti di Simone Pompetti "R/esistenze", storie che fanno riflettere. Leggete la mia recensione.
Scheda Tecnica
- Titolo: R/esistenze
- Autore: Simone Pompetti
- Data di Pubblicazione: 7 Gennaio 2021
- Genere: Narrativa Contemporanea
- Casa Editrice: Bookabook
- Prezzo: € 11,00
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Sinossi
Vivere è sempre un po' resistere, in innumerevoli sfaccettature, a volte violente, a volte nascoste, a volte inconsapevoli. Sedici storie alle prese con le provocazioni della vita: due bambini che vanno con la loro curiosità contro le regole del sistema, un prete di paese che si oppone agli invasori, corpi in tensione con le proprie menti, l'impossibilità di accettare alcune parti di sé, la deriva dei rapporti familiari, dalle piccole sfide quotidiane alla lotta contro il diavolo in persona. Scorci di esistenze che si manifestano in resistenze.
In questo libro si troveranno sedici storie diverse, uniche, incredibili e toccanti.
La cronologia seppur non continua, da modo di pensare e riflettere su ciò che l’essere umano ha dovuto subire, per causa di altri o per merito del destino stesso.
Nel racconto “Non siamo niente” colpisce quanto la guerra sia truce, crudele e insipida; tanto che Mario, protagonista della storia, “..ebbe un fremito di rabbia e di pena, pensando alla follia della guerra capace di far indossare la divisa a un ragazzino” e di far credere all’uomo stesso che non è niente a parte un pezzo di carne.
In “Corpi morti” invece si affronta la piaga della prostituzione e della schiavitù di un corpo. La protagonista, Mary, ignara del futuro che l’aspettava era solo una giovane ragazzina piena di sogni e con la voglia di avere una vita migliore. Lo sfruttamento, il dolore, gli abusi e i vari drammi l’hanno portata a perdere quasi del tutto la speranza in quella tanto agognata vita migliore, eppure una frase di Aldo Moro le riaccende qualcosa che fa ben sperare che forse togliersi la vita non sia l’unica via per la salvezza: “Ma quando si rompe così il ritmo delle cose, esse, nella loro semplicità, risplendono come oro nel mondo.” Tale citazione le riporta a galla tanti ricordi di quella vita passata che sembra ormai così tanto lontana, piena di gioie a cui non sapeva di essere appartenuta.
In “Oltre il muro” colpisce quanto l’innocenza e l’incoscienza dei bambini, possa spesso e volentieri, dar modo di vedere e capire tante cose da un altro punto di vista. La purezza dell’infanzia fa crollare tanti muri e tante barriere creando così un unico cordone infinito di mani che si stringono; esattamente come nell’ “Orto di Nino” la metafora delle piante viene applicata perfettamente all’uomo. Di fatti il nonno Giovanni cerca di spiegare al nipote come la natura a differenza dell’uomo sa coabitare con altre specie senza togliere e senza avere niente dalle altre “.. le piante sanno stare insieme nello stesso campo: non sono gelose..”. Ciò fa riflettere come la fanciullezza di Mamo e Tata in “Oltre il muro” va perfettamente d’accordo con lo stupore e la gioia di prendersi cura di qualcosa, come un orto del piccolo Antonio nell’”Orto di Nino”.
In altri racconti invece, come “L’ultima certezza” o in “Una giornata qualunque” si ha la possibilità di riscontrare la forza di fede e di credo nel primo da parte di un prete, che nonostante le angherie e le botte non perde mai la forza e la voglia di continuare a tenere alta la bandiera della pace e di Dio; nel secondo invece fanno fronte i sogni di un giovane ragazzino, che si perde nei pensieri che il denaro o il benestare potrebbe dare, ma che alla tirata dei conti si rende conto di quanto invece siano più importanti i valori e i sentimenti nei confronti di chi ama e vive sulla sua stessa terra, magari regalando un semplice sorriso possa migliorare non solo la sua giornata ma anche quella di qualcun altro.
In “Molo, deposito 13” invece, abbiamo la possibilità di carpire quanto la routine e le distrazioni quotidiane come il lavoro, la frenesia e la noia, possano far scemare un amore tra una moglie e un marito facendo perdere la speranza in quel sentimento che magari anni prima aveva fatto scintillare e scalpitare il cuore di entrambi.
Non so se i miracoli esistono davvero, quello che traspare però in “Resurrexit” è la capacità di un uomo nel mettersi a nudo di fronte a qualcosa di così immenso come il silenzio. Un silenzio innaturale, astrale e per certi versi a dir poco assolutamente rumoroso.
Nel racconto del “Monaco” la lotta tra il bene e il male raffigurata la prima dalla preghiera e la seconda dal diavolo in persona, rende chiaro il messaggio di ciò che ogni individuo nel proprio piccolo affronta quotidianamente.
Allo stesso modo ne “Il vecchio” si ha che fare con l’illusione che gli uomini siano eterni. Il nipote che crede che il nonno sarà al solito posto anche il giorno seguente e che perciò possa rimandare a domani quello che invece andrebbe fatto oggi.
In “quella calda notte di Giugno” invece, si mette a lettere cubitali la paura costante e il declino di un essere umano difronte alle cose che la vita ci pone davanti. La malattia degenerativa di un figlio può mettere fine alla quotidiana serenità di un padre portandolo, a compire un gesto quasi surreale. In maniera analoga nella “Lettera a Emma” si evince la disfatta di un marito e di un padre d’innanzi alla morte della propria moglie e del suo stesso figlio per una causa accidentale. Ciò fa riflettere su quanto l’uomo sia un essere debole illuso di essere forte e che niente lo scolpisca, quando in realtà anche un soffio di vento possa colpire e indebolire per non dire annientare anche l’animo più forte.
Questo libro da modo di pensare, riflettere e metter a nudo ogni sorta di sfaccettatura dell’animo umano.
L’autore, Pompetti, con delicatezza e tocco di maestria ha saputo raccontare attraverso questi sedici racconti dei temi particolarmente attuali e abbastanza cruenti come la guerra, la prostituzione, la depressione e tanto altro ancora.
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